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Traduttrici del passato: Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau, tradurre per l’emancipazione femminile

Per secoli la traduzione è stato un mezzo che ha permesso alle donne di avere una propria forma di espressione artistica e umana, di emanciparsi dal ruolo tradizionale che la società patriarcale aveva riservato loro, di mogli e madri, e di diventare economicamente indipendenti, ed è stata anche una tappa importante nel processo creativo, cioè verso la realizzazione di opere proprie. Firmare con il proprio nome è stata una conquista che è arrivata con il tempo, perché le traduttrici rimasero a lungo nell’anonimato o nascoste dietro pseudonimi, così come furono costrette a fare anche molte scrittrici per imporsi nel panorama letterario della loro epoca. 

La rivendicazione di una stanza tutta per sé, tanto per citare Virginia Woolf, ha rappresentato una forte presa di coscienza da parte delle donne dedite alla poesia e alla letteratura del diritto all’autoaffermazione, inteso come il diritto di usare la scrittura, e quindi anche la traduzione, per diffondere idee nuove e migliorare la vita delle donne sia in ambito privato che in quello lavorativo, e abbracciare al tempo stesso anche cause sociali e umanitarie.

In questo contesto di rivendicazioni femminili e sociali, si colloca la vita e l’opera di Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau e dell’autrice tradotta. 

Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau, nota con il diminutivo di Eliza, proveniva da un’influente famiglia inglese di attivisti radicali della metà dell’Ottocento, impegnata a sostegno di diverse cause sociali e politiche come il suffragio femminile, la parità di diritto allo studio per le donne e l’Unità d’Italia. Nacque l‘8 luglio 1813 a St Andrew Holborn, nell’area metropolitana di Londra e crebbe a Muswell Hill, un quartiere periferico del borgo londinese di Haringey.

Suo padre, William Henry Ashurst, fu solicitor, consulente legale coinvolto nelle questioni politiche del suo tempo. 

La famiglia Ashurst aveva intrecciato rapporti di amicizia con Giuseppe Mazzini che tra il 1837 e il 1868 soggiornò a Londra in Laystall Street, dove si mantenne da vivere lavorando come insegnante di italiano. Mazzini aveva riunito attorno a sé una cerchia di sostenitori della causa del repubblicanesimo in Italia, di cui facevano parte gli esuli italiani, ed era entrato in contatto con personalità di spicco del panorama culturale e politico inglese del tempo come Mary Shelley, Anne Isabella Milbanke, John Stuart Miller, Thomas Carlyle, Charles Dickens, il poeta Algernon Swinburne, suo fervente ammiratore che gli dedicò un’ode e il Canto d’Italia (A Song of Italy), l’attivista George Holyoake e il politico James Stansfeld, cognato di Elizabeth.

L’amicizia con la famiglia Ashurst è documentata da un’ampia corrispondenza intercorsa per molti anni tra Elizabeth, sua sorella Caroline e Mazzini. Caroline s’impegnò come fundraiser della Society of the Friends of Italy a sostegno dell’unificazione d’Italia, occupandosi di procurare rifugio e documenti ai rivoluzionari italiani e organizzando la raccolta fondi.

Elizabeth Ashurst è famosa per aver tradotto in inglese l’opera di George Sand, scrittrice francese prolifica e di successo, personalità innovatrice, insofferente alle imposizioni sociali della sua epoca che volevano la donna sottomessa all’uomo. George Sand, pseudonimo di Amantine Aurore Lucile Dupin de Francueil, aveva pubblicato diversi romanzi, racconti, opere teatrali e autobiografiche, scritti politici, ponendo al centro della sua scrittura l’esaltazione della passione in senso romantico in contrasto con le convenzioni borghesi della società e le idee socialiste e repubblicane. Tra le sue numerose relazioni sentimentali si ricordano quelle con il compositore polacco Chopin e  con lo scrittore Alfred de Musset, che le ispirò il romanzo passionale Elle et lui pubblicato nel 1859.

Nel 1844 Elizabeth spedì a Mazzini la sua traduzione del romanzo della Sand Les maîtres mosaïstes (The Master Mosaic Workers) pubblicato nel 1838, un romanzo storico liberamente ispirato alla storia dell’arte del mosaico nell’Italia rinascimentale. Mazzini ne fu entusiasta e la incoraggiò a tradurre anche le Lettres d’un voyageur (Letters of a Traveller) di cui scrisse la prefazione. Seguì la traduzione dei romanzi André, che appartiene alla fase della polemica antimatrimoniale della Sand, Spiridion, storia gotica e filosofica, e L’orco (The orco) centrato sull’esplorazione delle emozioni umane.

Il progetto di traduzione vide coinvolta anche un’altra estimatrice di George Sand, la scrittrice inglese, giornalista e attrice part-time Matilda Hays, una delle prime donne a dichiarare apertamente la propria omosessualità, cofondatrice nel 1858 del mensile English Woman’s Journal, che fu esortata dall’attore di teatro William Macready e dal critico letterario George Henry Lewes a tentare quell’avventura traduttiva. All’edizione inglese collaborò anche il clerico e sostenitore delle cause sociali, Edmund Larken, che fu incaricato di trovare i finanziamenti. Matilda tradusse La Dernière Aldini (The Last Aldini), storia di una passione amorosa nel contesto del Risorgimento italiano e La petite Fadette (Little Fadette), che rientra nella serie dei romanzi campestri della Sand. 

Su sollecitazione di Mazzini, traduttrice e autrice si incontrarono nella villa di quest’ultima a Nohant-Vic, nella regione del Centro-Valle della Loira, ma la Sand non ne ebbe un’impressione positiva e definì la mentalità di Elizabeth come puritana senza modestia

Le opere tradotte furono pubblicate nel 1847 senza ottenere il successo sperato, i proventi furono assai miseri e non mancarono giudizi critici sfavorevoli: Mazzini trovò che, nell’insieme, erano prive della forza dell’originale, Lewes notò che la retorica era stata attenuata dalla sensibilità culturale inglese, mentre per il periodico politico-letterario Quarterly Review le traduttrici avevano cercato come i contrabbandieri di nascondere la vera natura dell’infame carico

Sferzate della critica a parte, le due curatrici ebbero il coraggio di affrontare la sfida creativa che è sempre stata la traduzione, e gli va  riconosciuto il merito di essere state le prime a tradurre le pagine emozionanti uscite dalla vivida penna  di una nobildonna colta e scrittrice indomita, George Sand, che segnò profondamente la scena letteraria francese con la sua sensibilità artistica e la visione progressista sul ruolo della donna nella società, che scelse un nom de plume maschile per difendersi dalla diffidenza e dalla discriminazione riservate alle intellettuali femminili dal pubblico dell’epoca, che visse fuori dagli schemi e dai ruoli in cui la società del 19° secolo  voleva relegata la donna, che con il suo stile di vita libertino e trasgressivo fu al centro di numerosi scandali, che poté mantenersi con la scrittura, che rappresentò, prima di tutto, un’icona di talento e femminilità indipendente presa a modello di riferimento per un’intera generazione.

Nel 1840 Elizabeth riuscì a partecipare con la sorella e il padre alla Convenzione mondiale contro la schiavitù (World Anti-Slavery Convention) a Londra sebbene le donne non fossero ammesse, ma fu esclusa dal dibattito pubblico.

Dopo il matrimonio con Jean Bardonneau-Narcy, si trasferì a Parigi dove morì di parto nel 1850. Su espressa richiesta dei fratelli, la sua salma fu riportata in Inghilterra e tumulata nella tomba di famiglia nel cimitero di Highgate a nord di Londra.

 

Fonti: le notizie biografiche su Elizabeth Ann Ashurst sono tratte da:                                                                           

e da me tradotte in parte in italiano

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