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[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una rete di incontri è un appuntamento fisso che è nato prima che La bottega dei traduttori diventasse un’associazione di promozione sociale; per questo motivo, siamo state particolarmente felici di festeggiare il secondo compleanno dell’associazione in questo appuntamento di marzo. Una rete di incontri è stata un’idea nata durante la crisi sanitaria, quando non era possibile fare networking nei luoghi abituali. Non ci si poteva incontrare fisicamente a fiere o saloni e le piattaforme di riunione digitale hanno sopperito al bisogno di uscire dalla propria caverna per incontrare altri simili. Oggi, per fortuna, ci siamo lasciati più o meno alle spalle questa crisi e abbiamo deciso di poterci ritrovare nel nostro salotto virtuale a discutere di fiere e saloni dell’editoria.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Per secoli la traduzione è stato un mezzo che ha permesso alle donne di avere una propria forma di espressione artistica e umana, di emanciparsi dal ruolo tradizionale che la società patriarcale aveva riservato loro, di mogli e madri, e di diventare economicamente indipendenti, ed è stata anche una tappa importante nel processo creativo, cioè verso la realizzazione di opere proprie. Firmare con il proprio nome è stata una conquista che è arrivata con il tempo, perché le traduttrici rimasero a lungo nell’anonimato o nascoste dietro pseudonimi, così come furono costrette a fare anche molte scrittrici per imporsi nel panorama letterario della loro epoca.  La rivendicazione di una stanza tutta per sé, tanto per citare Virginia Woolf, ha rappresentato una forte presa di coscienza da parte delle donne dedite alla poesia e alla letteratura del diritto all’autoaffermazione, inteso come il diritto di usare la scrittura, e quindi anche la traduzione, per diffondere idee nuove e migliorare la vita delle donne sia in ambito privato che in quello lavorativo, e abbracciare al tempo stesso anche cause sociali e umanitarie. In questo contesto di rivendicazioni femminili e sociali, si colloca la vita e l’opera di Elizabeth Ann Ashurst Bardonneau e dell’autrice tradotta. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Una partenza può avere una connotazione per lo più positiva: si parte per staccare dalla routine, per riposarsi o per lavoro – accezione meno entusiasmante ma sempre meglio un viaggio che stare seduti dietro una scrivania. E se invece fossimo costretti, in quattro e quattro otto, ad abbandonare la nostra casa e il nostro presente per auspicare a una vita migliore, lontano da conflitti dettati da politiche intransigenti? Forse l’istantanea sensazione di privazione, mista a impotenza, lacererebbe per sempre il nostro io con ferite difficili da rimarginare. Quindi mi chiedo, saremmo in grado di rialzarci dopo questo salto, imposto, nel vuoto?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel giardino di Höfði, un edificio situato nella località di Félagstún a nord di Reykjavik, famoso per aver ospitato nel 1986 il bilaterale - The Reykjavik Summit - tra il presidente americano Ronald Reagan e il segretario generale sovietico Michail Gorbatschow, si trova la statua dello scultore islandese Ásmundur Sveinsson, la scultura ritrae davanti a un’arpa uno dei poeti più importanti della nazione islandese, Einar Benediktsson, che in questa casa abitò per diversi anni. Einar Benediktsson, comunemente noto in Islanda come Einar Ben, nacque nel 1864 a Elliðavatn nella zona periferica di Reykjavik. Discendente di una famiglia influente, aveva ereditato la vena poetica dalla linea materna e l’interesse per la politica e il diritto dal padre. Studiò legge a Copenhagen, dove visse a lungo legandosi all’ambiente culturale e letterario della città. In seguito lavorò come funzionario amministrativo nella capitale islandese. Nel 1896 fondò il primo quotidiano islandese Dagskrá (Agenda) e fu tra i fautori del partito nazionalsocialista attivo in Islanda tra la seconda metà degli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente dette vita ad altre tre riviste. Con la sua attività editoriale e la produzione lirica fornì un prezioso contributo alla divulgazione delle idee nazionaliste islandesi.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Prima di introdurre la scrittura socialmente impegnata di una grande autrice contemporanea, vorrei fare  una piccola digressione storica, geografica e, ovviamente, linguistica.   Il portoghese è una lingua universale – la quinta più parlata al mondo – che unisce non solo i portoghesi  e i brasiliani, ma anche i paesi africani aderenti alla PALOP (Países Africanos  de Língua Oficial Portuguesa) ossia Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, São Tomé e Principe, Capo  Verde e la Guinea Equatoriale. A esclusione di quest’ultima, antico territorio spagnolo, le altre cinque  sono ex colonie dell’impero portoghese che hanno raggiunto l’indipendenza a seguito della rivoluzione  dei Garofani (1974). Uno degli ultimi paesi a liberarsi dalle catene del colonialismo europeo è stato il  Mozambico (1975), patria di Paulina Chiziane, scrittrice ed esponente della letteratura post  indipendenza grazie alle protagoniste dei suoi romanzi. 

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Anno nuovo, vita nuova? Abbiamo abbandonato l’illusione di un cambiamento miracoloso in grado di svoltare le nostre vite in quattro e quattr’otto, però possiamo comunque fare qualcosa per migliorarle. E non parliamo dei soliti propositi, sempre gli stessi, che si ripetono di anno in anno causandoci soltanto maggiori frustrazioni. In questo incontro ci siamo concentrate sul generico approccio alla vita lavorativa. Come essere, quindi, più produttivi?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel curriculum del Nobel per la letteratura José Saramago (1922-2010), tra i tanti mestieri precedenti la sua carriera di autore, non poteva mancare la professione di traduttore. Le umili origini, la sua fame di conoscenza e, perché omettere tale dettaglio, il sincero bisogno di integrare al suo stipendio qualche soldo in più, lo hanno spinto a fare questo esperimento. 

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[A cura di Barbara Barnini]

Anne Cooke Bacon è stata una letterata inglese di grande erudizione, fervente sostenitrice del puritanesimo radicale e dama di compagnia alla corte dei Tudor (Mary I ed Elizabeth I). La sua importanza nella storia letteraria inglese è legata soprattutto alla traduzione di opere chiave della Riforma Anglicana e perciò merita di essere annoverata tra le traduttrici più talentuose del XVI secolo.  

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[A cura di Barbara Barnini]

Nell’antichità furono molti gli autori latini a occuparsi di traduzione di testi greci e il loro scopo non era tanto quello di rendere accessibile in latino il patrimonio culturale greco, poiché fino al II secolo d.C. gli intellettuali romani padroneggiavano sia il latino che il greco, lingue necessarie per gli studi dell’epoca, quanto quello di integrare e impreziosire i propri scritti inserendo citazioni di passi tradotti, sia di poesia che di prosa, come i filosofi greci erano soliti fare. Alcuni studiosi hanno parlato a questo proposito di traduzione artistica che definisce più una creazione personale che una riproduzione fedele del testo di partenza.  In questo contesto si collocano i contributi dati da Cicerone all’ars vertendi (da vertere trasformare) esercitata durante l’ozio forzato a cui lo costringeva l’interruzione dell’attività politica.