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[A cura di Barbara Barnini]

Lei, soltanto lei, è stata capace di attraversare, incontrare, unire, spiegare, raccontare oltre cinquant’anni della nostra letteratura. Ho scelto di presentare Fernanda Pivano (Genova 1917 – Milano 2009), Nanda per gli amici, la più grande divulgatrice di letteratura americana in Italia a partire dal 1940 fino alla fine degli anni Novanta, con queste parole di Irwin Allen Ginsberg, il poeta simbolo della Beat Generation, movimento di protesta nato in America alla fine degli anni Cinquanta. I giovani intellettuali italiani degli anni Trenta, come Cesare Pavese ed Elio Vittorini, erano affascinati dalla modernità del mondo culturale americano, concepito come nuovo, vitale rispetto a quello europeo, e questo fascino contribuì a creare il mito americano della libertà e dell’entusiasmo giovanile, ribelle al clima nazionalista imperante nell’Italia dell’epoca anche nel campo delle lettere ostile alle influenze straniere. A partire dal 1930 Pavese collaborò alla rivista La cultura, pubblicando articoli di critica letteraria dedicati agli autori americani da lui appena scoperti e tradotti.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo diversi mesi di pausa, l’iniziativa “Una rete di incontri” ha avuto luogo con un tema alquanto sensibile per noi traduttori. Con lo stress di un nuovo inizio, ma grazie a una compagnia formidabile di soci e socie d’eccezione, abbiamo potuto spulciare i meandri oscuri del Personal Branding. Sapete di cosa si tratta? No? Be', nemmeno noi! Scherzetto! Lo sappiamo, eccome.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Non dovrebbe essere difficile, per noi che con le parole ci lavoriamo tutti i giorni, raccontare che cosa sia stato il Salone del Libro di Torino. Immaginarlo e sognarlo prima e poi esserci di persona, viverlo sulla nostra pelle. E non da semplici visitatrici, ma da parte attiva della fiera dell’editoria più grande d’Italia. Eppure facile non è, perché a distanza di quasi due settimane i ricordi e le sensazioni che ci sono rimasti dentro arrivano a ondate, improvvise e impetuose. Quel che possiamo fare è condividere al meglio delle nostre capacità le nostre impressioni ed esperienze, in modo da potervi trasportare per un attimo lì con noi in quelle cinque entusiasmanti e affollatissime giornate allo Stand Q06 de La bottega dei traduttori.

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[A cura di Barbara Barnini]

L’importanza dell’attività di Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908 – Torino 1950) come traduttore dall’inglese consiste nell’aver fatto conoscere, insieme a Elio Vittorini e a Fernanda Pivano, la letteratura americana in Italia. Nel panorama culturale italiano dell’epoca, dominato dall’ideologia autarchica fascista, gli scrittori americani incarnavano quegli ideali di libertà e di modernità, e non per ultimo il senso avventuroso della vita, che fecero sognare quei letterati in rottura con la tradizione accademica nazionale e in cerca di punti di riferimento nuovi: Verso il 1930, quando il fascismo cominciava a essere la “speranza del mondo”, accadde ad alcuni giovani italiani di scoprire nei suoi libri l’America, un’America pensosa e barbarica, felice e rissosa, dissoluta, feconda, greve di tutto il passato del mondo, e insieme giovane, innocente. Per qualche anno questi giovani lessero, tradussero e scrissero con una gioia di scoperta e di rivolta che indignò la cultura ufficiale, ma il successo fu tanto che costrinse il regime a tollerare, per salvare la faccia… (da: La letteratura americana e altri saggi di C. Pavese, Einaudi) Era nato il mito americano.

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[A cura di Barbara Barnini]

Joyce Lussu, all’anagrafe Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, chiamata Joyce in famiglia, (Firenze 1912 – Roma 1998) è stata poetessa, traduttrice di poesia e attivista impegnata sul fronte umanitario e anticolonialista. Nacque in una famiglia liberale, bilingue di origini anglo-marchigiane che contava fra i suoi antenati nobili, militari e letterati, e si formò in un ambiente ricco di stimoli politici e culturali che tanto influiranno sulla sua visione del mondo e sulla sua scrittura. Suo padre, docente universitario e primo traduttore del filosofo inglese Herbert Spencer, fu costretto a emigrare in Svizzera nel 1924 per sfuggire alle persecuzioni fasciste, qui Joyce trascorse gli anni dell’adolescenza, imparando il francese e il tedesco, e ricevendo una formazione che la educò al dialogo interculturale.

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[A cura di Barbara Barnini]

Giovanni di Sassonia – Johann von Sachsen - discendente della casata di Wettin, nacque il 12 dicembre 1801 a Dresda e morì nel 1873 a Pillnitz, un villaggio trasformatosi oggi in un distretto della capitale sassone. Sesto figlio del principe ereditario Massimiliano di Sassonia e della sua prima moglie, la principessa Carolina Maria di Borbone-Parma, salì al trono nel 1854 alla morte del fratello Federico Augusto II che non aveva eredi legittimi. La vita del re Giovanni abbraccia un arco di tempo durante il quale si verificarono avvenimenti e trasformazioni politiche epocali per la storia tedesca del diciannovesimo secolo: la caduta del Sacro Romano Impero, la proclamazione dell’Impero tedesco e la trasformazione della Sassonia in una monarchia costituzionale.

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[A cura di Barbara Barnini]

Giustina Teresa Maria Renier Michiel (Venezia 1755 – Venezia 1832) è stata una personalità di spicco nella vita culturale veneziana del secondo Settecento. Appartenente a un’influente famiglia del patriziato veneziano - gli ultimi due dogi, Paolo Renier e Ludovico Manin, erano rispettivamente  il nonno paterno e lo zio materno di Giustina - fu cultrice delle lettere, scrittrice, conoscitrice del francese, traduttrice dall’inglese e arguta animatrice di un famoso salotto letterario di fama europea nel sestiere di San Marco, in corte Contarina a San Moisè, frequentato dai principali esponenti della cultura del tempo come Ugo Foscolo, Vincenzo Monti, Antonio Canova, Ippolito Pindemonte, Melchiorre Cesarotti, Cesare Cantù, Daniele Manin, Madame de Staël e Lord Byron.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Sta per finire il nostro primo anno da Associazione, e ora che ci apprestiamo a lanciare tutte le nuove attività e occasioni formative e lavorative che abbiamo pensato di offrire nel prossimo anno, vogliamo voltarci indietro e ripercorrere tutto ciò che abbiamo fatto durante questo intenso 2022. Intenso, ecco, ma anche gratificante e costruttivo, questi i tre aggettivi che esprimono al meglio ciò che sono stati per noi gli ultimi mesi; e ancora, se dovessimo scegliere un sostantivo calzante che lo rappresenti diremmo "crescita": eh sì, perché tutto il nostro impegno, insieme all’entusiasmo dei partecipanti hanno favorito una crescita e un arricchimento sia dal punto di vista professionale che da quello umano.  Ma vediamo nel dettaglio cos’è successo in questo 2022...