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Traduttori del passato: Einar Benediktsson e la traduzione del Peer Gynt di Ibsen

Nel giardino di Höfði, un edificio situato nella località di Félagstún a nord di Reykjavik, famoso per aver ospitato nel 1986 il bilaterale – The Reykjavik Summit – tra il presidente americano Ronald Reagan e il segretario generale sovietico Michail Gorbatschow, si trova la statua dello scultore islandese Ásmundur Sveinsson, la scultura ritrae davanti a un’arpa uno dei poeti più importanti della nazione islandese, Einar Benediktsson, che in questa casa abitò per diversi anni.

Einar Benediktsson, comunemente noto in Islanda come Einar Ben, nacque nel 1864 a Elliðavatn nella zona periferica di Reykjavik. Discendente di una famiglia influente, aveva ereditato la vena poetica dalla linea materna e l’interesse per la politica e il diritto dal padre. Studiò legge a Copenhagen, dove visse a lungo legandosi all’ambiente culturale e letterario della città. In seguito lavorò come funzionario amministrativo nella capitale islandese. Nel 1896 fondò il primo quotidiano islandese Dagskrá (Agenda) e fu tra i fautori del partito nazionalsocialista attivo in Islanda tra la seconda metà degli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente dette vita ad altre tre riviste. Con la sua attività editoriale e la produzione lirica fornì un prezioso contributo alla divulgazione delle idee nazionaliste islandesi.

Fervente propugnatore dell’indipendenza politica dell’Islanda dall’egemonia danese, si adoperò al fine di sfruttare economicamente le risorse naturali dell’isola – l’energia prodotta dalle cascate d’acqua – ideando progetti innovativi atti a favorire il progresso tecnologico del Paese, come la costruzione di una moderna rete ferroviaria e stradale, di centrali elettriche, di fabbriche e l’ampliamento del porto di Reykjavik. Nel 1914 fu uno dei soci fondatori della società Titan istituita per sviluppare le centrali idroelettriche. Il potenziale intravisto nel patrimonuio fluviale islandese lo affascinava sia come imprenditore che come poeta, e la forza dei salti d’acqua è il motivo centrale della sua poesia.

Nel corso della sua attività di finanziere alla ricerca di investitori disposti a sostenere i suoi grandiosi progetti imprenditoriali, ebbe la possibilità di viaggiare in Inghilterra, Norvegia e Germania, e di conoscere anche la letteratura straniera. Pubblicò cinque volumi di poesie, la sua prima raccolta poetica è del 1897 Sögur og kvæði (Storie e poesie). Classificato come poeta neoromantico, la sua poesia risente dell’influsso di Nietzsche e delle nuove poetiche simboliste europee. 

Fu anche abile traduttore di lirica e prosa dall’inglese (Whitman, Longfellow, Tennyson e Poe), dallo svedese (Gustaf Fröding) e dal danese (Holger Drachmann), alcune   traduzioni furono pubblicate nel 1892 sul periodico Útsýn (Veduta).

Memorabile resta la sua traduzione del poema drammatico in cinque atti Peer Gynt di Henrik Ibsen (Skien 1828 – Oslo 1906), considerato il contributo norvegese al dramma psicologico europeo del 19° secolo. Composto durante il suo soggiorno italiano iniziato nel 1864 a Roma e proseguito poi a Casamicciola e Sorrento, in lingua danese che era ancora al tempo di Ibsen la lingua scritta comune dei regni uniti di Danimarca e Norvegia, il dramma fu pubblicato nel 1867 e messo in scena per la prima volta a Christiana (l’odierna Oslo) nel 1876 con le musiche di Edvard Grieg, riscuotendo un enorme successo.

Einar Ben iniziò a tradurlo a Copenhagen e lo pubblicò nel 1901 con il titolo Pétur Gautur in un’edizione bibliofila, la prima in Islanda. È una delle traduzioni più elogiate in lingua islandese, paragonabile per l’importanza e la perfezione della resa alla versione dell’opera teatrale Manfred di Byron per mano del poeta nazionale Matthías Jochumsson.

Peer Gynt è un personaggio noto nella tradizione popolare norvegese, probabilmente esistito, e fornì a Ibsen l’ispirazione per creare la figura di un giovane ambizioso, tormentato, avventuriero, pieno di idee e di vitalità, sempre proteso verso nuove esperienze e conoscenze, che anela a compiere imprese straordinarie, anche sul piano economico, senza mai approdare a nulla di concreto, costantemente perso nell’amletica ricerca della propria identità. 

Quando personaggio e traduttore si assomigliano nasce un connubio unico, quasi magico, molto intenso che sembra voler trarre il meglio da entrambe le parti: dalla grandezza di un carattere, personificazione dell’antieroe romantico e tragico, e dalla maestria del traduttore. Peer e Ben condividono lo stesso destino, il protagonista di Ibsen è l’espressione della sua natura sognatrice, rappresenta una sorta di suo alter ego, è in pratica ciò che il traduttore-imprenditore in realtà era: un visionario animato da un entusiasmo un po’ naïf, un idealista accecato da vanagloria che assisterà al fallimento dei suoi grandi progetti miranti a far decollare la rivoluzione industriale e la modernizzazione dell’Islanda.

Benediktsson morì nel 1940 dopo aver passato l’ultimo periodo della sua vita isolato e povero in una capanna sulla spiaggia nella baia di Herdísarvík, a sud di Reykjavik, tra i muggiti dei flutti dell’Atlantico. 

È stato raffigurato sulla banconota da 5000 corone islandesi e sul francobollo islandese da 10 corone.

 

Fonti: le notizie biografiche su Einar Benediktsson sono tratte da:

e da me tradotte in parte in italiano 

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