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Febbraio 2024

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[vc_row][vc_column][vc_column_text]Nel giardino di Höfði, un edificio situato nella località di Félagstún a nord di Reykjavik, famoso per aver ospitato nel 1986 il bilaterale - The Reykjavik Summit - tra il presidente americano Ronald Reagan e il segretario generale sovietico Michail Gorbatschow, si trova la statua dello scultore islandese Ásmundur Sveinsson, la scultura ritrae davanti a un’arpa uno dei poeti più importanti della nazione islandese, Einar Benediktsson, che in questa casa abitò per diversi anni. Einar Benediktsson, comunemente noto in Islanda come Einar Ben, nacque nel 1864 a Elliðavatn nella zona periferica di Reykjavik. Discendente di una famiglia influente, aveva ereditato la vena poetica dalla linea materna e l’interesse per la politica e il diritto dal padre. Studiò legge a Copenhagen, dove visse a lungo legandosi all’ambiente culturale e letterario della città. In seguito lavorò come funzionario amministrativo nella capitale islandese. Nel 1896 fondò il primo quotidiano islandese Dagskrá (Agenda) e fu tra i fautori del partito nazionalsocialista attivo in Islanda tra la seconda metà degli anni Trenta e la fine della seconda guerra mondiale. Successivamente dette vita ad altre tre riviste. Con la sua attività editoriale e la produzione lirica fornì un prezioso contributo alla divulgazione delle idee nazionaliste islandesi.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Prima di introdurre la scrittura socialmente impegnata di una grande autrice contemporanea, vorrei fare  una piccola digressione storica, geografica e, ovviamente, linguistica.   Il portoghese è una lingua universale – la quinta più parlata al mondo – che unisce non solo i portoghesi  e i brasiliani, ma anche i paesi africani aderenti alla PALOP (Países Africanos  de Língua Oficial Portuguesa) ossia Angola, Mozambico, Guinea-Bissau, São Tomé e Principe, Capo  Verde e la Guinea Equatoriale. A esclusione di quest’ultima, antico territorio spagnolo, le altre cinque  sono ex colonie dell’impero portoghese che hanno raggiunto l’indipendenza a seguito della rivoluzione  dei Garofani (1974). Uno degli ultimi paesi a liberarsi dalle catene del colonialismo europeo è stato il  Mozambico (1975), patria di Paulina Chiziane, scrittrice ed esponente della letteratura post  indipendenza grazie alle protagoniste dei suoi romanzi.