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Traduttori del passato: Giovanni di Sassonia, un traduttore sul trono

[A cura di Barbara Barnini]

Giovanni di Sassonia – Johann von Sachsen – discendente della casata di Wettin, nacque il 12 dicembre 1801 a Dresda e morì nel 1873 a Pillnitz, un villaggio trasformatosi oggi in un distretto della capitale sassone. Sesto figlio del principe ereditario Massimiliano di Sassonia e della sua prima moglie, la principessa Carolina Maria di Borbone-Parma, salì al trono nel 1854 alla morte del fratello Federico Augusto II che non aveva eredi legittimi.

La vita del re Giovanni abbraccia un arco di tempo durante il quale si verificarono avvenimenti e trasformazioni politiche epocali per la storia tedesca del diciannovesimo secolo: la caduta del Sacro Romano Impero, la proclamazione dell’Impero tedesco e la trasformazione della Sassonia in una monarchia costituzionale.

Fin dalla giovane età, Giovanni fu destinato alla carriera militare che però abbandonò per dedicarsi allo studio delle scienze politiche e giuridiche, della storia e alla gestione dell’amministrazione dello stato. Ricoprì incarichi di massimo rilievo nel dicastero delle finanze e svolse un ruolo fondamentale nella promulgazione della costituzione liberale del 1831. Divenuto membro di diritto della prima camera del parlamento sassone, si fece promotore della riforma della giustizia del 1855, dell’ampliamento della rete ferroviaria e dell’introduzione della libertà professionale. La Sassonia sotto il suo regno si trasformò in uno degli stati federati tedeschi più moderni.

Giovanni fu anche raffinato cultore delle lettere, della ricerca storica e della filosofia, si impegnò per favorire l’istruzione scolastica elementare e superiore, promosse l’Accademia Sassone delle Scienze, fondò l’Unione Sassone Regia per la ricerca e il mantenimento delle antichità patrie e la rivista Nuovo archivio della storia sassone. 

Giurista e politico per passione, erudito per vocazione, grande amante della letteratura medievale, padroneggiava sette lingue ed è considerato il monarca più colto del suo tempo. Durante il primo viaggio in Italia nel 1822, acquistò in una bancarella di Pavia un esemplare commentato della Divina Commedia e, con un vocabolario alla mano non proprio esauriente, iniziò a tradurre l’Inferno. Fu amore a prima lettura. Al suo rientro decise di dedicarsi allo studio intensivo dell’italiano per comprendere appieno il mondo visionario di Dante. 

Gli anni 1825-1848 furono anni di assiduo lavoro. Alla sua corte, Dante era al centro della vita culturale come in nessun altro luogo in Europa. Della Commedia esistevano già alcune traduzioni in tedesco, ma il re decise di confrontarsi con l’opera del Sommo Vate facendola per così dire propria: traduceva instancabilmente dall’originale dividendosi tra la sua residenza prediletta di Weesenstein, dove portò a termine gran parte del Purgatorio e del Paradiso, e il castello di Jahnishausen, giungendo alla redazione finale nella fortezza di Königstein dove si era rifugiato per fuggire dalla rivoluzione del 1848. Il suo studio con il secrétaire, situato nell’ala nord del castello di Jahnishausen, è tutt’oggi aperto al pubblico.

A partire dal 1827 furono organizzate serate letterarie con i rappresentanti più illustri della scena culturale dell’epoca per consultarsi in materia dantesca, durante le quali il re declamava la sua traduzione tra i fumi del Negus, una bevanda allora di moda negli ambienti nobiliari simile al punch, e leggeva i commenti storico-critici redatti con acribia e competenza scientifica. Gli incontri, che annoveravano ospiti fissi e di passaggio, si tenevano nella villa dello storico d’arte Carl Friedrich von Rumohr o in un padiglione del parco del castello di Pillnitz. Il circolo dantesco denominato Dante-Kränzchen, rappresentò un vero e proprio banco di prova per giudicare lo stato di avanzamento della traduzione e il livello dei commenti esplicativi, vi si tenevano conversazioni brillanti senza distinzioni di rango, e il re affrontava le critiche e accettava le proposte di miglioramento con estrema franchezza. Come confesserà nelle sue memorie, quelle ore passate a dialogare erano rimaste fra i suoi ricordi più belli.

Giovanni fu sin dall’inizio obiettivo nei confronti del suo lavoro e in una lettera al poeta F. Ludwig Breuer, in cui accluse la traduzione dei primi dieci canti, scrisse: “mi appello ora alla Sua amicizia e alla Sua sincerità: crede che la mia traduzione sia degna di essere resa nota (anonima o sotto pseudonimo, s’intende)? 

Man mano che nel circolo cresceva l’entusiasmo per la resa traduttiva, si concretizzò l’idea della pubblicazione.  

Nel 1828 uscì una traduzione parziale dell’Inferno, un’edizione in volume in quarto, un formato tipografico impiegato per i libri antichi; nel 1849 fu pubblicata presso la casa editrice Arnold di Dresda l’opera completa in tre volumi con il titolo Die göttliche Komödie sotto lo pseudonimo di Philalethes da cui deriva il soprannome il saggio con cui il re è entrato nella storia. Molto si è speculato sulla sua scelta di mantenere l’anonimato ed è probabile che il nom de plume, che significa amico della verità, fosse un omaggio al greco antico che tanto lo aveva appassionato e in cui aveva iniziato a scrivere versi.

La pubblicazione di un’opera tradotta da un membro di una casa regnante suscitò non poco scalpore e la risonanza fu subito immediata.  

La sua traduzione metrica è tutt’oggi di grande valore linguistico e storico, si distingue per la fedeltà assoluta al testo dantesco, e l’apparato critico esaustivo gode ancora di ampio riconoscimento da parte degli ambienti accademici e letterari. 

Giovanni assunse anche il protettorato della Società Scientifica Dantesca fondata a Dresda nel 1865 per iniziativa del filologo e dantista Karl Witte.

Un monumento equestre in suo onore troneggia sulla Theaterplatz, una piazza storica di Dresda sulla quale si affaccia il Teatro dell’Opera. La Firenze sull’Elba, come viene  chiamata Dresda, e la Firenze sull’Arno di Dante sono unite idealmente dalla figura del sovrano sassone, poeta e traduttore, che tanto aveva amato l’opera del fiorentino più illustre.  

Fonti: Le notizie biografiche su Giovanni di Sassonia sono tratte da:

Wissenschaft.de

Wikipedia (1), Wikipedia (2), Wikipedia (3), Wikipedia (4), Wikipedia (5), Wikipedia (6), Wikipedia (7), Wikipedia (8), Wikipedia (9), Wikipedia (10)

Deutsche Biographie

Leipzig-lexikon.de

Blog.slub-dresden.de

Stadtwikidd.de

Mdr.de

tu-dresden.de

gastronomische-akademie.de

dnn.de

wikisource

a-d-j.de

stadtwikidd.de

Books.google.de

vergleichende-mythologie.de

e da me tradotte in parte in italiano

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