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[A cura di Barbara Barnini]

Gabrielle Émilie Le Tonnelier de Breteuil, marchesa du Châtelet, conosciuta come Émilie du Châtelet (Parigi 1706 – Lunéville 1749) è stata una matematica, fisica, filosofa e traduttrice del primo Illuminismo. Il suo nome è legato alla traduzione in francese del trattato di Isaac Newton Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica (I principi matematici della filosofia naturale) del 1687, nel quale lo scienziato inglese formulò le leggi della dinamica e la legge di gravitazione universale. A distanza di 336 anni, l’opera comunemente nota come Principia, continua a rappresentare un fondamentale punto di riferimento per il pensiero scientifico.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Si ha spesso l’impressione che in estate tutto venga messo in pausa e rimandato a settembre, quando il clima si fa più mite e il riposo di una tanto attesa vacanza avrà permesso alle nostre menti vaganti di rigenerarsi per tornare al lavoro più forti di prima. Non tutti affrontiamo l’estate allo stesso modo e questo immancabile appuntamento di “Una rete di incontri” ci è servito per condividere le nostre esperienze.

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[A cura di Barbara Barnini]

Gli storici sono concordi nel far risalire la nascita della Finlandia come nazione al 13 maggio 1848, il giorno dedicato a Flora e alla fioritura, quando il presidente della federazione universitaria tenne un discorso e fece un brindisi alla madrepatria. Molti studenti si erano riuniti per la celebrazione e avevano realizzato per l’occasione una bandiera raffigurante un leone incoronato d’alloro su uno sfondo bianco che può essere considerata la prima bandiera finlandese. Alla fine, diverse centinaia di voci intonarono per la prima volta in pubblico, in un parco di Helsinki, l’inno nazionale. La festa studentesca organizzata per celebrare il risveglio primaverile della natura fu un evento importante per il risveglio nazionale del popolo finnico. Nella seconda metà del XVIII° secolo la lingua finlandese non godeva ancora di uno status ufficiale ed era subordinata al latino, che dominava come lingua letteraria negli ambienti accademici, e allo svedese. La cosiddetta “svedizzazione” della Finlandia, iniziata con la dominazione svedese (1154), aveva rappresentato un fenomeno di forte impatto sociale e culturale, e si era contraddistinta dal punto di vista linguistico per il consolidamento dello svedese come la lingua ufficiale del Paese, sia in ambito amministrativo e burocratico che educativo.

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[A cura di Barbara Barnini]

Lei, soltanto lei, è stata capace di attraversare, incontrare, unire, spiegare, raccontare oltre cinquant’anni della nostra letteratura. Ho scelto di presentare Fernanda Pivano (Genova 1917 – Milano 2009), Nanda per gli amici, la più grande divulgatrice di letteratura americana in Italia a partire dal 1940 fino alla fine degli anni Novanta, con queste parole di Irwin Allen Ginsberg, il poeta simbolo della Beat Generation, movimento di protesta nato in America alla fine degli anni Cinquanta. I giovani intellettuali italiani degli anni Trenta, come Cesare Pavese ed Elio Vittorini, erano affascinati dalla modernità del mondo culturale americano, concepito come nuovo, vitale rispetto a quello europeo, e questo fascino contribuì a creare il mito americano della libertà e dell’entusiasmo giovanile, ribelle al clima nazionalista imperante nell’Italia dell’epoca anche nel campo delle lettere ostile alle influenze straniere. A partire dal 1930 Pavese collaborò alla rivista La cultura, pubblicando articoli di critica letteraria dedicati agli autori americani da lui appena scoperti e tradotti.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo diversi mesi di pausa, l’iniziativa “Una rete di incontri” ha avuto luogo con un tema alquanto sensibile per noi traduttori. Con lo stress di un nuovo inizio, ma grazie a una compagnia formidabile di soci e socie d’eccezione, abbiamo potuto spulciare i meandri oscuri del Personal Branding. Sapete di cosa si tratta? No? Be', nemmeno noi! Scherzetto! Lo sappiamo, eccome.

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Non dovrebbe essere difficile, per noi che con le parole ci lavoriamo tutti i giorni, raccontare che cosa sia stato il Salone del Libro di Torino. Immaginarlo e sognarlo prima e poi esserci di persona, viverlo sulla nostra pelle. E non da semplici visitatrici, ma da parte attiva della fiera dell’editoria più grande d’Italia. Eppure facile non è, perché a distanza di quasi due settimane i ricordi e le sensazioni che ci sono rimasti dentro arrivano a ondate, improvvise e impetuose. Quel che possiamo fare è condividere al meglio delle nostre capacità le nostre impressioni ed esperienze, in modo da potervi trasportare per un attimo lì con noi in quelle cinque entusiasmanti e affollatissime giornate allo Stand Q06 de La bottega dei traduttori.

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[A cura di Barbara Barnini]

L’importanza dell’attività di Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo 1908 – Torino 1950) come traduttore dall’inglese consiste nell’aver fatto conoscere, insieme a Elio Vittorini e a Fernanda Pivano, la letteratura americana in Italia. Nel panorama culturale italiano dell’epoca, dominato dall’ideologia autarchica fascista, gli scrittori americani incarnavano quegli ideali di libertà e di modernità, e non per ultimo il senso avventuroso della vita, che fecero sognare quei letterati in rottura con la tradizione accademica nazionale e in cerca di punti di riferimento nuovi: Verso il 1930, quando il fascismo cominciava a essere la “speranza del mondo”, accadde ad alcuni giovani italiani di scoprire nei suoi libri l’America, un’America pensosa e barbarica, felice e rissosa, dissoluta, feconda, greve di tutto il passato del mondo, e insieme giovane, innocente. Per qualche anno questi giovani lessero, tradussero e scrissero con una gioia di scoperta e di rivolta che indignò la cultura ufficiale, ma il successo fu tanto che costrinse il regime a tollerare, per salvare la faccia… (da: La letteratura americana e altri saggi di C. Pavese, Einaudi) Era nato il mito americano.

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[A cura di Barbara Barnini]

Joyce Lussu, all’anagrafe Gioconda Beatrice Salvadori Paleotti, chiamata Joyce in famiglia, (Firenze 1912 – Roma 1998) è stata poetessa, traduttrice di poesia e attivista impegnata sul fronte umanitario e anticolonialista. Nacque in una famiglia liberale, bilingue di origini anglo-marchigiane che contava fra i suoi antenati nobili, militari e letterati, e si formò in un ambiente ricco di stimoli politici e culturali che tanto influiranno sulla sua visione del mondo e sulla sua scrittura. Suo padre, docente universitario e primo traduttore del filosofo inglese Herbert Spencer, fu costretto a emigrare in Svizzera nel 1924 per sfuggire alle persecuzioni fasciste, qui Joyce trascorse gli anni dell’adolescenza, imparando il francese e il tedesco, e ricevendo una formazione che la educò al dialogo interculturale.

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[A cura di Barbara Barnini]

Giovanni di Sassonia – Johann von Sachsen - discendente della casata di Wettin, nacque il 12 dicembre 1801 a Dresda e morì nel 1873 a Pillnitz, un villaggio trasformatosi oggi in un distretto della capitale sassone. Sesto figlio del principe ereditario Massimiliano di Sassonia e della sua prima moglie, la principessa Carolina Maria di Borbone-Parma, salì al trono nel 1854 alla morte del fratello Federico Augusto II che non aveva eredi legittimi. La vita del re Giovanni abbraccia un arco di tempo durante il quale si verificarono avvenimenti e trasformazioni politiche epocali per la storia tedesca del diciannovesimo secolo: la caduta del Sacro Romano Impero, la proclamazione dell’Impero tedesco e la trasformazione della Sassonia in una monarchia costituzionale.