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Carissimi appassionati di romance (si è capito che non ho trovato ancora un nomignolo adatto a voi? Voglio fare le cose per bene, non mettetemi fretta), siamo arrivati in quel periodo dell’anno in cui fa freddo e la gente inizia a dare di matto come se non ci fosse un domani. No, non sto parlando del Black Friday – anche se di belle responsabilità ne ha pure lui – ma di quella festa che ci rende tutti più buoni e più ansiogeni: il Natale! Il buon vecchio Grinch che alberga dentro di me mi suggerirebbe di andare in letargo almeno fino al 7 gennaio, ma non posso evitare di portare alla vostra attenzione uno dei trope più in voga in questo mese: il romance natalizio! Eh già, perché tra un tacchino ripieno e un panettone, un abete addobbato e un pacchetto regalo, a Natale ci si deve amare! 

Dicembre arriva come un libro da sfogliare lentamente, tra luci che si accendono, ultime traduzioni da consegnare e quell’aria frizzante che invita a tirare le somme. È un mese di passaggio, certo, ma anche un momento prezioso per ritrovare il ritmo più adatto a te, tra una tisana calda, un panettone o pandoro – decidi tu da che parte stare! – e un’agenda da risistemare. Le stelle di fine anno illuminano il tuo cammino con chiarezza, riorganizzazione e la possibilità di svolte: piccoli doni cosmici che aiutano a prepararti a un 2026 più consapevole e allineato ai tuoi desideri professionali. Ogni segno vive questo mese con una sfumatura diversa: chi si espande, chi riflette, chi chiude un capitolo per farne iniziare un altro. Non ti resta che leggere cosa ti riservano le stelle…

A dicembre il mondo sembra trattenere il respiro, come se la realtà gli concedesse una pausa, un ultimo momento per pensare...immaginare il nuovo anno. Ma in un dicembre dalle temperature tropicali, il sole accarezza ancora le fronde degli alberi e non esiste il gelo; il Natale appare come un miraggio “straniero”, una leggenda importata che predomina anche nella terra natia di Mia Couto: il Mozambico. 

Novembre si apre come una pagina già scritta, ma in qualche modo lasciata a metà: ci sono frasi da completare o rivedere, spazi da lasciare respirare, significati che cambiano se pronunciati ad alta voce. È un mese di chiarimento e di introspezione, in cui il lavoro sulle parole ne diventa anche uno su  se stessi. La stagione invita a rallentare ma non a fermarsi: ciò che traduci rispecchia ciò che stai cercando di esprimere da dentro di te.

Halloween è appena passato, ma le ombre non se ne vanno mai del tutto. Lasciano delle briciole nel cammino in direzione di novembre, il mese in cui il buio si fa più fitto, inspirando autori passati e contemporanei nel tentativo di tracciare quel confine sottile tra realtà e incubo. In questa atmosfera di bruma e inquietudine, torniamo indietro di più di un secolo per incontrare una figura affascinante della letteratura portoghese: Álvaro do Carvalhal, scrittore del fantastico e maestro del macabro.

Bentornati lettori, ma no… così è riduttivo; forse dovrei dare un nome a voi fan di questa rubrica, amanti del romance e delle love story. Che ne dite di cuoricini? No, troppo Coma_Cose. Farfallini negli stomachini? Macché, ci vuole qualcosa di più breve… Devo lavorarci su, prometto che riuscirò a scegliervi un nomignolo perfetto! Vi ricordate dove eravamo rimasti? Bravi! Abbiamo parlato dei sottogeneri romance e adesso parleremo dei trope. Si potrebbero anche chiamare tropi, ma mi rifiuto per il bene di tutti.

Bentornati lettori, sapevo che vi sareste rifatti vivi, non potete negare che il romance sia un genere avvincente e già non potete più fare a meno di questa rubrica. Potete ammetterlo senza vergogna, qui nessuno vi giudicherà perché siamo guidati dall’ammmore. Di cosa parliamo oggi? Credo sia doveroso un bello spiegone sui sottogeneri e sui trope, che spesso vengono confusi tra loro. Lo faccio per voi eh, almeno la smetterete di credere che lo sport romance sia un sottogenere…

Apro la finestra, la luce si declina e la pioggia si propone come compagna per i prossimi giorni. Sembra che questa atmosfera sia arrivata di proposito per obbligarci a prendere una pausa, magari per leggere o rileggere, ricordare.  Passo le dita sugli scaffali polverosi della libreria e incontro la poesia di Manuel Bandeira. La sua voce cruda, segnata dalla malattia e dalla consapevolezza della morte, ha saputo sfruttare la fragilità umana per creare un canto di tenerezza e dalla malinconia ha plasmato una forma di bellezza.

Ottobre non è un mese da prendere sottogamba. È un po’ come aprire un file allegato che porta con sé tutto il mistero del non sapere che tipo di testo da tradurre ci troverai dentro. Arrivano in soccorso le stelle per aiutare a gestire scadenze, clienti imprevedibili e revisioni infinite. Ogni segno avrà i suoi tool speciali per affrontare la giungla della traduzione. Ottobre ci insegnerà a trasformare il caos in ritmo e a ricordarci perché amiamo così tanto giocare con le parole.

Nel mondo antico la funzione del traduttore, o meglio dell’interprete, era finalizzata alla comprensione tra interlocutori. Ancora oggi nel pensiero comune si intende per traduttore una persona che conosce più lingue e si comporta come un vocabolario vivente, ad uso e consumo di chi ne ha bisogno. Addirittura si è sentita la necessità di specificare la mansione affiancando al termine “traduzione” la parola "localizzazione", come se l’atto di tradurre in sé non passasse necessariamente da una trasposizione culturale. Ma lasciamo per la fine dell’articolo le considerazioni odierne, e osserviamo come invece si siano evolute nel corso della storia occidentale, accompagnando i cambiamenti sociali e culturali dei popoli.